Roero: un territorio senza tempo nel quale Arneis e Nebbiolo nobilitano una grande cucina

Ogni stagione è buona per visitarlo. Dopo il successo di Roero Days in estate si succedono feste, cene, degustazioni e serate all’aperto.

Il Roero continua a dimostrare di essere un territorio meraviglioso, pieno di iniziative e di spunti che spingono a parlarne.

La indiscussa bellezza del territorio va di pari passo con la grande ricchezza della produzione ortofrutticola. La naturale biodiversità dei suoi paesaggi invita alla visita anche nelle stagioni più calde, come questa torrida estate.

Anche quando il marchio Roero esce dai suoi confini il risultato non cambia. La prova più evidente è l’enorme successo ottenuto a maggio da Roero Days, che ha portato alla Reggia di Venaria oltre tremila persone tra winelovers, giornalisti e operatori del settore vitivinicolo.

L’idea di affiancare una produzione di qualità ad una delle più spettacolari residenze sabaude si è rivelata ancora una volta vincente. Pubblico e professionisti hanno apprezzato la possibilità di visitare sale e giardini della Venaria Reale, incontrando gli oltre 70 produttori di Arneis, Nebbiolo e Barbera del Roero in un contesto di grande classe.

Roero Days si è confermato un format vincente e Francesco Monchiero, presidente del Consorzio, può giustamente andarne fiero.

La rassegna ha mostrato tante conferme e qualche novità. Tra le prime spicca certamente l’elevata qualità media dei vini proposti. Altri elementi positivi sono rappresentati dalla numerosità dei laboratori di degustazione, dalla oculata selezione dei campioni serviti, dalla precisione della maggior parte dei relatori, dalla professionalità nel servizio, dal rispetto dei tempi.

L’aspetto innovativo sul quale si è maggiormente spinto è stato, a mio parere, quello della longevità dei vini. Nessuno ha mai messo in dubbio la potenzialità di invecchiamento del Nebbiolo, né del Roero e men che meno del Roero Riserva. Quello che ha colpito, invece, è stato incontrare così tanti Arneis capaci di giocare con il tempo e con gli anni.

Forse la spasmodica ricerca del grande bianco piemontese capace di migliorare con il giusto affinamento ha avuto la sua parte. Probabilmente la crescita di entità come il Timorasso dei Colli Tortonesi e la Nascetta delle Langhe ha inciso. Certo è che l’Arneis ha dimostrato di non essere più solo un vinello da bere entro i due-tre anni dalla vendemmia, ma di poter avere espressioni e sfumature in grado di intrigare (e parecchio) con il passare del tempo.

Certo, il discorso non vale per tutti gli Arneis. Dipende da troppi fattori e, non ultimo, dalle scelte produttive delle singole aziende. Ma si sta formando una tendenza che può aprire una fetta di mercato con buone aspettative.

Non mi soffermo ora sulle etichette che mi hanno intrigato maggiormente. Lo farò a fondo pezzo, con una breve sintesi di alcuni vini.

Mi preme, invece, sottolineare come il Roero rappresenti oggi un territorio vitale per la numerosità delle proposte dirette verso un turismo di qualità.

Il primo esempio me lo forniscono i WineTour tra i cru del Roero. Sono quattro itinerari panoramici tra le vigne e le cascine, che nascono dalla collaborazione tra il Consorzio di Tutela Roero e l’Ecomuseo delle Rocche del Roero.

Da fare in bici, oppure a piedi, toccano alcuni punti di grande interesse paesaggistico e naturalistico, centri storici, botteghe artigiane, gastronomie, attività di ristorazione e di accoglienza.

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