Roero Days, alla Reggia di Venaria la quinta edizione con tremila visitatori

FRANCESCO MONCHIERO, PRESIDENTE DEL CONSORZIO TUTELA ROERO, RACCONTA IL SUCCESSO DELLA MANIFESTAZIONE CHE IL PROSSIMO ANNO POTREBBE SCEGLIERE ROMA COME VETRINA.

A conclusione della quinta edizione dei Roero Days, Francesco Monchiero, Presidente del Consorzio Tutela Roero fa un bilancio della manifestazione che quest’anno si è tenuta alla Reggia di Venaria, alle porte di Torino. “Siamo andati oltre le più rosee prospettive, sono arrivati oltre 3 mila fra appassionati e professionisti del settore per incontrare i 72 produttori presenti e con l’occasione visitare la residenza sabauda e i suoi splendidi giardini”.

Roero Days 2022

I Roero Days sono tornati dove si era svolta la prima edizione nel 2016. Allora nella sede più rustica della Cascina Medici del Vascello, sempre alla Reggia, erano arrivate più di mille persone per 42 produttori. Poi un crescendo di interesse per le edizioni di Milano, Castello di Guarene, Bologna. Per l’appuntamento del 2023, Monchiero non si sbilancia definitivamente, ma considerando l’alternanza fra l’anno in Piemonte e l’anno fuori regione, c’è da scommettere che i Roero Days sbarcheranno a Roma. “È un nome che ho sentito circolare…, ma di certo la Reggia di Venaria con i suoi splendidi spazi diventerà la nostra sede piemontese”.

A cosa attribuisce il successo della manifestazione, oltre alla location?

Una dimostrazione che c’è sempre un maggiore interesse per il Roero e i suoi vini, un territorio che finalmente ha una sua identità ben precisa, sempre più riconosciuta da un pubblico di conoscitori e non solo, come si è visto bene nella giornata di domenica con la presenza di molte famiglie”. Lunedì è stata invece la giornata dedicata ai ristoratori e ai professionisti del settore con seminari, degustazioni, verticali di Roero e Roero Arneis guidate da nomi autorevoli come Dario Cappelloni, Gianni Fabrizio, Fabio Gallo, Giancarlo Gariglio, Vittorio Manganelli e Paolo Zaccaria. Il pranzo organizzato nel Rondò Alfieriano ha permesso di conoscere la cucina di alcuni giovani chef roerini come Andrea Ferrucci (Ristorante Marcelin), Andrea Sperone (Ristorante Belvedere Roero), Davide Sproviero e Fabio Poppa (Ristorante Le Scuderie del Castello) e Stefano Paganini (Ristorante Alla Corte degli Alfieri).

Come è uscito il Roero da questi due anni di pandemia?

Abbiamo sofferto solo i primi tre-quattro mesi in occasione del primo confinamento nel 2020, come tutti del resto. Poi il mercato si è ripreso in fretta e già il 2021 è stato l’anno di massima commercializzazione per i vini del Roero, con un + 18% sull’anno precedente. E i segnali positivi stanno proseguendo e, ad oggi, stiamo segnando un +30% sul 2021. Questo vale sia per i vini bianchi con la DOCG Arneis, sia – e ci fa molto piacere – per la DOCG Roero che ormai è sul podio fra le denominazioni certificare e garantite piemontesi da uve Nebbiolo”. In termini di cifre assolute questo si traduce in una produzione di 7 milioni di bottiglie di Roero bianco e circa 700 mila bottiglie di Roero Rosso, in questo caso con un incremento del 40% negli ultimi 4 anni e con i prezzi delle uve in continuo rialzo.

La guerra in Ucraina ha creato dei problemi all’export?

Mediamente l’estero assorbe circa il 55% delle vendite, con picchi del 70% per i vini rossi. Il mercato ucraino che si è ovviamente azzerato significava numeri minimi, mentre il mercato russo sembra tenere. Per il resto i nostri paesi di riferimento continuano ad essere Svizzera, Austria, Germania, e i paesi del Nord Europa in generale, con il Giappone che è particolarmente affezionato ai nostri vini”.

Il libro sul Roero

Il Corsorzio di Tutela ha sostenuto anche la pubblicazione del libro Roero, la civiltà dell’Arneis e del Nebbiolo a cura di Luciano Bertello e Baldassarre Molino (Sorì Edizioni) presentato a Venaria. “È un libro che fa conoscere la ricchezza e la vivacità di un’area tanto bella dal punto di vista del paesaggio quanto ricca di un originale patrimonio enologico. I nostri vigneti si inseriscono in armonia in un’area che non è stata ridotta a una monocultura e che continua ad essere arricchita da boschi e orti, oltre che dalla presenza di quel magnifico ambiente naturale che sono le Rocche del Roero”. In occasione della presentazione del libro è stato assegnato il riconoscimento di “Pioniere dell’Arneis” agli accademici Anna Schneider, Vincenzo Gerbi e Franco Mannini per il loro impegno per la ricerca dei cloni più idonei per questa tipologia. Un contributo importante, che permette di garantire la ricchezza di biodiversità di un vitigno che si sta affermando in modo sempre più significativo.

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