Sei Arneis e sei Nebbiolo per raccontare il Roero

Del Roero ho ricordi molto particolari, come quando, quasi 20 anni fa, mi sono più volte trovato immerso in “adunate sediziose” fra produttori che sperimentavano modi diversi di vinificare l’arneis. Fu divertente notare come ci fosse da una parte entusiasmo, voglia di capire, dall’altra una gran confusione sulla strada da intraprendere. Questo perché, fra la ingombrante vicinanza con le Langhe e un mercato sempre più volubile e sfuggente, scegliere di fare un vino che piaccia e vinca premi può non coincidere con la visione di chi lo realizza. Un enigma che ha prodotto qualche nebbia per un certo numero di anni, sia per quanto riguarda il nebbiolo da Roero che per il vitigno bianco roerino per eccellenza.
La ricerca però fa sempre bene, bisogna studiare e provare per capire, così oggi trovi un sempre maggiore numero di rossi equilibrati e territoriali; i bianchi, anche quando hanno fatto legno, non ne vengono sovrastati, e quelli in acciaio esaltano molto bene i profumi dell’arneis, oggi meno aciduli e citrini, più floreali e gradevoli.
Ne ho avuto la riprova assaggiando 12 vini di altrettanti produttori, grazie all’invito ricevuto da parte del Consorzio del Roero e di Silvia Baratta dell’agenzia Gheusis, a partecipare a un webinar con i colleghi di Garantito IGP.
Purtroppo non ho potuto essere presente, ma i vini erano a mia disposizione, così ho avuto modo di degustarli e raccontarvi le mie impressioni.

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