Nebbiolo e arneis sono i due vitigni con cui si producono rispettivamente Roero e Roero Arneis Docg.

 

Arneis

L’arneis è coltivato nel Roero praticamente da sempre. Tra la fine del ‘400 e l’inizio del ‘500 ne troviamo le prime tracce scritte, sotto la forma Reneysium e Ornesium, e nella citazione di una vigna chiamata “moscatelli et renexij”, che fa riferimento a un luogo, l’odierna località canalese Renesio, dove probabilmente si coltivava quell’uva.

Nel ‘700 si parla dell’arneis come di una tra le uve più qualitative, al pari del moscato e come questa vinificata principalmente dolce o sotto forma di vermouth. Il nome arneis compare all’inizio dell’800, e nei registri contabili si parla di “bianco Arnesi” contrapposto a “bianco di uve diverse”.

Nel ‘900 viene colpito dalla crisi della viticoltura, tanto che viene coltivata come uva da tavola e posta accanto al nebbiolo per attirare gli uccelli (da qui il nome di “nebbiolo bianco”), vista la sua dolcezza e la maturazione precoce.

È solo negli anni ’70 che vengono ricostruiti vigneti completamente dedicati all’arneis, quando non se ne contavano che poco più di una decina di ettari, e alcuni produttori cominciano a produrlo in versione secca.

Per quanto riguarda il suo ciclo vegetativo, ha un germogliamento medio-precoce, quindi va piantato in zone per quanto possibile non soggette a gelate primaverili, una fioritura che avviene solitamente nella prima decade di giugno, mentre arriva a maturazione nella seconda metà di settembre.

 

Nebbiolo

Il nebbiolo è un vitigno autoctono del Piemonte, di cui si trovano le prime tracce scritte già alla fine del XIII secolo. Nel Roero il nebbiolo viene citato per la prima volta nei decenni successivi, all’inizio del XIV secolo. Nel ‘700 i registri testimoniano che nelle cantine della zona se ne trovavano varie tipologie, dal secco al dolce, dal “vecchio” all’amabile.

Nei secoli successivi diventa l’uva rossa più apprezzata, tanto da mantenere un’importante presenza nei vigneti nonostante l’arrivo della fillossera, proprio perché si riteneva il Roero una delle zone più vocate per la sua coltivazione. Il nebbiolo ha una fase vegetativa molto lunga, è tra le prime uve a germogliare e l’ultima a essere vendemmiata (spesso nella seconda metà di ottobre), quindi è soggetta alle gelate primaverili e alle piogge autunnali.

Particolarmente sensibile alle condizioni geografiche (è facilmente soggetto a mutazioni genetiche a seconda del suolo su cui lo si pianta), il nebbiolo viene coltivato in maniera quasi esclusiva in vigneti collinari nelle migliori esposizioni, anche se, soffrendo le posizioni ventose, raramente viene piantato sulle sommità delle colline (su cui quasi sempre troviamo invece la barbera). I cloni più conosciuti e utilizzati sono tre: lampia, michet e rosé.