Roero, vini e bellezze di un territorio tutto da scoprire

Viaggio nel patrimonio culturale, naturale ed enogastronomico di una delle terre più belle e gustose del Piemonte

Vigneti secolari da cui nascono vini versatili e di grande personalità, un paesaggio culturale noto in tutto il mondo e una cucina tradizionale ricca di tipicità da scoprire. Il Roero è un territorio che esprime le sue qualità in molti modi e uno dei migliori è sicuramente il vino che possiamo bere nei nostri calici. Una terra ideale per chi ama fare turismo enogastronomico e quindi viaggiare in maniera lenta e gustosa, ma anche un territorio da portarsi a casa sotto forma di vini bianchi e rossi pieni di storia e tradizione.

Roero, la denominazione e il Consorzio di Tutela

Prima di entrare nel dettaglio delle caratteristiche di territorio e vini del Roero, ecco alcuni numeri per inquadrare al meglio la denominazione. Docg dal 2004, la denominazione Roero si estende su una superficie totale di 1.158 ettari, di cui 889 vitati ad Arneis e 269 vitati a Nebbiolo. La produzione annua di Roero è di circa 7 milioni di bottiglie, delle quali oltre il 60% è destinato all’esportazione.

I vini del territorio – Roero Docg Bianco e Rosso – sono protetti e valorizzati dal Consorzio di Tutela Roero, fondato nel 2013 e presieduto da Francesco Monchiero. La realtà del consorzio oggi rappresenta 233 soci, di cui 147 produttori e 86 viticoltori.

Un paesaggio culturale che ha il vino nel dna

Un vino di qualità non può che nascere da un territorio di qualità. L’area in cui nasce il Roero si trova sulla riva sinistra del Tanaro, tra la pianura di Carmagnola e le basse colline dell’Astigiano, in provincia di Cuneo, ed è da sempre vocata alla coltivazione della vite e alla produzione di vino. Attività che nei secoli sono diventate parte essenziale della cultura e della quotidianità di questa terra, finendo per unirsi e mescolarsi con l’arte locale, l’architettura delle case contadine e dei castelli. Come dimostra alla perfezione il paesaggio, plasmato dalle vigne, che nel 2014 è stato inserito nella lista dei Paesaggi Culturali Patrimonio Unesco, insieme a Langhe e Monferrato. Nel Roero la vite e il vino sono quindi da sempre passione e orgoglio dei suoi abitanti.

Roero Docg: l’area produttiva

Quello del Roero è dunque un territorio molto vario, oltre che suggestivo, con i vigneti che si alternano a frutteti, boschi e orti. I confini della Docg non corrispondono però ai confini della regione del Roero, che è ben più ampia.
I comuni che costituiscono la zona di origine del Roero Docg sono 19: Canale, Corneliano d’Alba, Piobesi d’Alba, Vezza d’Alba per intero e Baldissero d’Alba, Castagnito, Castellinaldo, Govone, Guarene, Magliano Alfieri, Montà, Montaldo Roero, Monteu Roero, Monticello d’Alba, Pocapaglia, Priocca, S. Vittoria d’Alba, S. Stefano Roero, Sommariva Perno in parte.

Roero: clima semi-arido e terreni ricchi di sali minerali

I terreni del Roero sono in prevalenza di tipo marnoso-arenario e la loro origine marina li rende piuttosto poveri di sostanza organica ma ricchi in sali minerali. A livello climatico invece l’area è considerato una zona semi-arida, perché le colline del Roero sono quasi totalmente sprovviste d’acqua. Le precipitazioni medie (650 – 720 millimetri annuali) la rendono l’area più povera di piogge di tutto il sud Piemonte. Inoltre, la presenza delle Alpi Marittime porta a escursioni termiche molto importanti.

I vitigni: uve di grande tradizione per vini speciali

Veniamo ora alla parte più “succosa” quando si parla di Roero, ovvero i vini di questo splendido territorio piemontese. Il disciplinare della Docg Roero prevede che il Roero Bianco venga prodotto da uve arneis, mentre il Roero Rosso da uve nebbiolo.

Nebbiolo: Roero Docg Rosso

Il nebbiolo è un vitigno autoctono del Piemonte di cui si trovano le prime tracce scritte già alla fine del XIII secolo. Nei secoli successivi diventa l’uva rossa più apprezzata, tanto da mantenere un’importante presenza nei vigneti nonostante l’arrivo della fillossera, proprio perché si riteneva il Roero una delle zone più vocate per la sua coltivazione. Il nebbiolo ha una fase vegetativa molto lunga: è tra le prime uve a germogliare e l’ultima a essere vendemmiata, spesso nella seconda metà di ottobre, ed è quindi soggetta alle gelate primaverili e alle piogge autunnali.

I terreni sabbiosi conferiscono al Roero Docg Rosso fragranza, finezza e struttura elegante, con una tannicità più contenuta rispetto al Barolo Docg e al Barbaresco Docg. Questo vino ha dunque una beva più immediata, senza perdere però le caratteristiche che lo rendono adatto all’invecchiamento. La denominazione “Roero Rosso” – senza altra specificazione – è riservata ai vini rossi ottenuti da uve nebbiolo per un minimo del 95%. Ma la quasi totalità delle aziende produce Roero Docg con nebbiolo in purezza. La tipologia Riserva può essere rivendicata dopo 32 mesi.

A differenze delle uve destinate alla produzione di Barbaresco Docg e Barolo Docg, le uve che concorrono alla produzione del Roero Docg vengono coltivate sulla sponda sinistra del fiume Tanaro.

Arneis: Roero Docg Bianco

L’arneis è un vitigno coltivato nel Roero praticamente da sempre. Le prime tracce scritte risalgono al periodo tra la fine del ‘400 e l’inizio del ‘500. Già nel ‘700 si parla dell’arneis come di una tra le uve più qualitative, al pari del moscato, e come questa vinificata principalmente dolce o sotto forma di vermouth, conosciuta con il nome di Ormesio e tra il ‘700 e ‘800 come Arnesio. Il nome arneis compare all’inizio dell’800, e nei registri contabili si parla di “bianco Arnesi” contrapposto a “bianco di uve diverse”.

Colpita dalla crisi della viticoltura del Novecento, a tal punto da essere coltivata come uva da tavola, vista la sua dolcezza e la maturazione precoce, viene posta accanto al nebbiolo per attirare gli uccelli. Da qui, il nome di “nebbiolo bianco”. È solo negli anni ’70 quando non se ne contavano che poco più di una decina di ettari, che vengono impiantati vigneti completamente dedicati all’arneis. Il ciclo vegetativo ha un germogliamento medio-precoce, va quindi piantato in zone per quanto possibile non soggette a gelate primaverili. La fioritura avviene solitamente nella prima decade di giugno, e arriva a maturazione nella seconda metà di settembre.

La denominazione “Roero Bianco” è riservata al vino bianco ottenuto da uve arneis per un minimo del 95%, ma come nel caso del rosso, anche questo vino è solitamente prodotto in purezza. Per il Bianco la tipologia Riserva può essere rivendicata dopo 16 mesi di affinamento.

Vini del Roero, gli abbinamenti in cucina

La tradizione gastronomica roerina si colloca nel solco della più tipica cucina albese, che ha i suoi punti di forza nella carne bovina, in particolare di razza fassona, nei primi piatti a base di pasta fresca e nelle prelibatezze offerte dal bosco come funghi e tartufi. Gli abbinamenti migliori per i vini del Roero sono dunque quelli con la cucina locale.

Come antipasti, i piatti tipici che ritroviamo a tavola sono il vitello tonnato, un evergreen diventato classico in tutta Italia, il tonno di coniglio, le acciughe al bagnet verde o rosso e ancora il fritto misto alla piemontese e la carne cruda battuta al coltello. Tra i primi piatti immancabili gli agnolotti e i tajarin, che possono essere conditi con burro e salvia, oppure con il tartufo o ancora con il ragù di salsiccia di Bra. I secondi piatti della tradizione sono rappresentati invece dal coniglio all’Arneis e dal brasato.

Tra i dolci spiccano panna cotta, bunet e mostarda d’uva.

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