IL NEBBIOLO SULLA RIVA SINISTRA DEL TANARO DIVENTA ROERO

La riva sinistra del Tanaro, tra la pianura di Carmagnola e le basse colline dell’Astigiano in provincia di Cuneo, costituisce un punto di confine per l’espressione rossa da uve Nebbiolo del Roero, DOCG dal 2004. Un progetto di valorizzazione di questa versione, rivolto alla stampa specializzata, ci ha permesso di approfondire la conoscenza di questo territorio in cui i fenomeni geologici hanno determinato la tipologia dei terreni, di apprendere dettagli sulle Menzioni Geografiche Aggiuntive e la relativa valorizzazione dei cru, di degustare ben 12 diverse interpretazioni di cui raccontiamo di seguito.

L’origine marina ha reso i terreni piuttosto poveri di sostanza organica ma ricchi in sali minerali, portandoli a essere oggi prevalentemente di tipo marnoso-arenario con un buon tenore in calcare, argilla e sabbia. I terreni a prevalenza sabbiosi conferiscono ai vini fragranza, finezza, una struttura elegante, con una tannicità più contenuta rispetto al Barolo e al Barbaresco, dando al tempo stesso una beva più immediata, senza per questo comprometterne le sue caratteristiche di essere idoneo all’invecchiamento. Tutti sono prodotti in un’area che da sempre è protagonista della coltivazione di vite, divenute nei secoli componenti principali della cultura e della quotidianità di questa terra. Il paesaggio del Roero nel tempo è stato trasformato e plasmato dalla presenza delle vigne tanto da essere incluso nella lista dei Paesaggi Culturali Patrimonio Unesco, nel 2014, assieme a Langhe e Monferrato.

Dal punto di vista climatico, il Roero è considerato una zona semi-arida. Le colline roerine sono infatti quasi totalmente sprovviste d’acqua: i sottili strati marnosi che si alternano a quelli sabbiosi offrono riserve idriche solo temporanee, come dimostra il paesaggio viticolo cosparso di cisterne per la raccolta dell’acqua piovana o di pozzi per pescare dalle falde acquifere. Inoltre la presenza delle Alpi Marittime porta a escursioni termiche molto importanti, con il rischio di fenomeni temporaleschi e grandinate. In un contesto di questo tipo e visto che il Nebbiolo è molto sensibile alle condizioni geografiche, viene coltivato in maniera quasi esclusiva in vigneti collinari con le migliori esposizioni e lo sfruttamento delle forti pendenze dei versanti, in grado di garantire una buona insolazione.

Francesco Monchiero, presidente del Consorzio di Tutela del Roero

Il Consorzio di Tutela del Roero, fondato nel 2013, ha l’obiettivo di proteggere e promuovere sia il Roero DOCG Rosso da uve Nebbiolo e Bianco da uve Arneis, attraverso la sinergia fra i produttori e i viticoltori del territorio. Il Presidente al terzo mandato è Francesco Monchiero, che ha saputo in questi anni fare crescere l’Associazione, arrivata a rappresentare oggi 233 soci tra 147 produttori e 86 viticoltori.

A questo incontro hanno aderito oltre al Presidente, dodici produttori con le loro interpretazioni. Nel corso dell’incontro virtuale è stato affrontato il tema della maturazione in legno del Nebbiolo che nell’ultima modifica del disciplinare è stato diminuito rispetto al passato.

Il disciplinare aggiornato, in vigore dal 2017, da un tempo di sosta in legno più breve perché non ce n’è bisogno per addomesticare i tannini. Ma longevità e freschezza sono ben presenti nei nostri vini ha sottolineato Monchiero. Inoltre il nuovo disciplinare, frutto di un lavoro durato 8 anni, comprende 135 MGA – Menzioni Geografiche Aggiuntive – che identificano in etichetta le vigne di un territorio e valorizzano i vini prodotti da uve provenienti da queste aree, elevandoli a veri e propri cru. Solo il 25% del territorio fa parte di MGA e solo il 50% della superficie vitata si trova all’interno di una MGA. Inoltre è importante sottolineare che i vini ottenuti su suoli argillosi hanno bisogno di più tempo tra maturazione e affinamento, rispetto a quelli da suoli più sabbiosi.

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