Suolo

Il suolo del Roero è in generale di tipo marnoso-arenario con prevalenza di arenarie, rocce sedimentarie di origine marina, e un buon tenore in calcare, argilla e sabbia, elemento quest’ultimo che rende il terreno sciolto e gli conferisce sofficità e grande permeabilità.

Data la loro origine marina, i terreni vitati sono piuttosto poveri di sostanza organica, ma ricchi in sali minerali.

Tuttavia più che di suolo dovremmo parlare di suoli. In effetti, secondo il tempo di emersione dalle acque, ci si presentano terreni dalle caratteristiche differenti: con sedimenti sabbioso-ghiaiosi continentali, con sedimenti sabbioso-marini e con sedimenti argilloso-marini. Questi profili sono riscontrabili a volte uno accanto all’altro, a volte sovrapposti uno all’altro, e costituiscono delle vere e proprie macro-aree, disposte lungo la direttrice che va da nord-ovest (le Rocche) a sud-est (i territori più vicini al Tanaro).

Nei territori nord-occidentali, lungo la linea delle Rocche, ad altitudini intorno ai 350 metri s.l.m. e oltre, troviamo suoli poco calcarei e particolarmente ricchi di sabbia, circa l’80% del totale, di origini lacustre – fluviale, sciolti e leggerissimi. Circa il 5% della viticoltura del Roero si sviluppa su questo tipo di suolo.

Lungo tutta la fascia “interna” delle Rocche, più a oriente e a un’altitudine inferiore, si trova invece un suolo che è sempre sabbioso e quasi privo di calcare a livello superficiale, ma più antico e di origine marina, ricco di fossili. Sono suoli a dominante silicea, fondamentalmente sciolti e aridi, perché le precipitazioni vi filtrano attraverso molto rapidamente, portando con loro la maggior parte degli elementi nutritivi e rendendoli così inutilizzabili.

La parte centrale del territorio roerino invece vede spesso la matrice pliocenica fondersi con una piastra limosa grigio-bluastra più calcarea e argillosa, che è presente a macchie in tutto il Roero.

Percentuali di calcare che vanno dal 3% al 10% si trovano nelle formazioni marnose e gessoso-solforate dei territori di Priocca, Canale e Govone (una sorta di fascia trasversale sulla linea est-ovest). La componente calcarea invece è quasi del 50% nella fascia successiva che va da Corneliano a Govone passando per Vezza. Questa massiccia percentuale di calcare accentua la viscosità e la compattezza dei terreni argillosi.

A chiudere troviamo la fascia più vicina al Tanaro, caratterizzata da terreni freddi, con una presenza di argilla frammista a banchi gessosi e con Marne di S. Agata Fossili, cioè terreni più compatti, simili a quelli di Langa.

Clima

Dal punto di vista climatico, il Roero è considerato una zona semi-arida. Le colline roerine sono infatti quasi totalmente sprovviste d’acqua, perché i sottili strati marnosi che si alternano con quelli sabbiosi offrono riserve idriche solo temporanee, come dimostra il paesaggio viticolo cosparso di cisterne per la raccolta dell’acqua piovana o di pozzi per pescare acqua dalle falde acquifere.

Le precipitazioni medie vanno dai 650 ai 720 millimetri annuali (cioè l’area più povera di piogge di tutto il Sud Piemonte), con alcune annate tra i 450 e i 500, cioè la metà della media nazionale. La maggior parte delle precipitazioni si ha da ottobre a gennaio, e sono fondamentali per l’aumento delle riserve del sottosuolo, necessarie per lo sviluppo vegetativo della vite di maggio e giugno). Anche le precipitazioni nevose invernali costituiscono un importante rifornimento idrico per i vigneti.

Da notare che la presenza delle Alpe Marittime (in particolare del Monviso) porta a escursioni termiche molto importanti, con il rischio di fenomeni temporaleschi e grandinate. In un contesto di questo tipo diventa fondamentale l’utilizzo delle migliori esposizioni e lo sfruttamento delle forti pendenze dei versanti, in grado di garantire una buona insolazione anche durante la brutta stagione.